Il cervello tripartito

Le neuroscienze hanno contribuito nella definizione dell’architettura del nostro Sistema Nervoso Centrale: è una verità lapalissiana.

L’attività mentale è ora considerata in termini bio-psico-sociali e si è superata una visione riduzionistica giungendo ad una maggiormente integrativa. Infatti quello a cui molti neuroscienziati tuttora aspirano è la formulazione di una teoria della natura della mente in grado di unire le nozioni medico- strutturali con le teorie concernenti il mondo fisico, interprersonale e socioculturale.

Ciò permetterebbe di approcciarsi alla patologia mentale, nella sua naturale integrazione, senza una differenziazione tra patologia della mente e patologia del cervello comportando un trattamento integrato e sinergico tra le diverse figure professionali: medici, psicologi e neuroscienziati.

Numerose ricerche nel campo dell’attività mentale evidenziano come il nostro cervello sia organizzato in senso gerarchico, costituito cioè da diversi livelli anatomo-funzionali-organizzativi: cervello rettiliano, cervello limbico e cervello neocorticale. Ognuno di questi ha una sua diversa rappresentazione mentale ed una sua diversa modalità di relazione organismo-ambiente. Ciascun ” cervello ” presenta un proprio sistema “del sé” e “del non-sé” che genera una peculiare rappresentazione mentale di sé e dell’ambiente che esperisce. Tale visione non è ne localizzazionista ne separatista ma viceversa considera la naturale connessione tra i diversi livelli.

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Anche la patologia può essere considerata in base al suddetto approccio, dove un disturbo può svilupparsi nel cervello rettiliano e poi alimentarsi e strutturarsi negli altri livelli (cervello limbico e cervello neocorticale). Le funzioni mentali possono dunque essere concettualizzate secondo un modello gerarchico-relazionale. Tra i maggiori teorici della concettualizzazione gerarchica delle nostre strutture cerebrali, Darwin( teoria evoluzionistica), Jackson (divisione delle funzioni mentali in centri superiori ed inferiori del cervello) e MacLean( divisione il cervello in rettiliano, cervello mammifero e cervello neomammifero) hanno evidenziato come la nostra struttura mentale sia frutto di un’evoluzione ontogenetica e filogenetica.

Anche Panksepp ha recentemente riaffermato la natura gerarchica dell’attività cerebrale: le funzioni mentali sono considerate il frutto di un’interazione costante e continua tra la struttura cerebrale e l’ambiente. Viene, quindi, messa in discussione la dicotomia e la visione monistica localizzazionistica per fare spazio ad una visione integrativa e multidimensionale che evidenzia l’incontro tra dimensione biologica, psicologica e sociale.

Pur considerando le differenze individuali (ambientali e fisiche), un modello gerarchico-relazionale può aiutarci ad approcciare allo studio dell’essere umano e delle sue modalità di esistenza. Alla suddetta strutturazione gerarchica si va integrando la modellizzazione della nostra attività mentale in senso relazionale.

Tra i maggiori fautori di questa visione vi sono Vigotsky, Edelman, Damasio e Rizzolatti. Questi studiosi hanno evidenziato come la nostra struttura mentale sia in continua relazione con il mondo esterno. Ergo è ipotizzabile che la nostra mente sia stata organizzata in modo gerarchico, grazie all’evoluzione della specie, tramite il costante influenzamento ambiente agito nei confronti della stessa. Edelman e Damasio evidenziano, inoltre, come le stesse strutture nervose siano un esempio della relazione tra organismo ed ambiente.

Invero, il Sistema Nervoso Centrale serve per metterci in relazione con l’ambiente, mentre un fiore, con la sua sintesi clorofilliana, presenta una relazione ambientale di gran lunga minore rispetto a quella umana.

Possiamo così concettualizzare tre tipi di cervello: cervello rettiliano, cervello limbico e cervello neocorticale, interconnessi tramite processi dinamici psicobiologici e in continua e costante relazione con l’ambiente.

L’evoluzione va quindi inquadrata in quanto frutto dell’interazione dell’uomo con l’ambiente. Ergo, la nostra capacità di adattamento risulta essere il prodotto di questa evoluzione. Ambiente, evoluzione ed adattamento sono gli elementi, le “conditiones sine qua non”, gli angoli di un triangolo, di un ciclo monodirezionale evolutivo in cui essi possono interagire edinfluenzarsi a vicenda.

Risalendo dal più primitivo al più evoluto livello mentale, l’individuo compie la sua differenziazione soggettiva, con le sue esperienze, le sue memorie, le sue rappresentazioni e le sue libertà.

A riprova di quanto detto, la caratteristica relazionale del nostro cervello è stata recentemente evidenziata dalla scoperta dei neuroni specchio, grazie ai quali si è potuto riconfermare che ogni interazione interpersonale ha una caratteristica relazionale. Essi infatti permettono una “simulazione interna” di un’azione effettuata da un consimile a cui si assiste.

Già Locke filosoficamente affermava come “percepire è agire”. Ma sappiamo ora che anche agire è percepire: ad esempio, persone con aprassia motoria hanno una ridotta capacità di percepire negli altri ciò che loro non riescono a fare. Il Mirroring, come meccanismo generale ed ubiquitario, produce simulazioni interne, rappresentative ed espressive, che permettendo la decodificazione del fine dell’azione sono elemento e prova fondamentale della continua e costante relazione del Sistema Nervoso Centrale con l’ambiente.

Per quanto concerne la gerarchizzazione invece, possiamo ipotizzare come una dissociazione tra i diversi livelli mentali possa generare problematiche che evidenziano in controprova la natura dinamica della gerarchia del Sistema Nervoso Centrale.
Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/2012/09/cervello-evoluzione/

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Chi è Jacopo Albarello?

Sono Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo Clinico e terapeuta, Sensorimotor ed EMDR di II° livello, svolgo attività di consulenza psicologica con minori, adulti e coppie.

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